la storia


La Compagine: un tormentone divenuto nome.

A volte capita che qualcuno ci chieda “perché questo nome? Come mai La Compagine?”
Credo che persino molti degli attuali componenti del gruppo non conoscano la risposta alla domanda. Magari ne hanno una vaga idea; ma bisognava esserci quella sera di quell'ormai lontano 1973 per sapere da dove è sbucata fuori per la prima volta questa… Compagine!
E chi sta scrivendo queste brevi note, quella sera c'era.
Era un adolescente di tredici anni, ma c'era.
Così come c'erano il padre di quel ragazzino e il fratello maggiore.
Tutti e tre ci sono ancora oggi (per fortuna!) e i loro nomi ( Giuseppe, Paolo e Gianni Parmiani) continuano a comparire sulle locandine degli spettacoli che la compagnia porta in giro nei teatri di tutta la Romagna e oltre.
Tutti e tre sono testimoni viventi (a questo punto gli scongiuri sono d'obbligo per dei teatranti!) della nascita ufficiale de La Compagine.
La prima rappresentazione della commedia in tre atti “L'anvoda cantarëna” (di Bruno Marescalchi) si tenne nel teatro parrocchiale di San Lorenzo di Lugo la sera del 7 dicembre 1973.
Doveva essere una delle “solite” recite in occasione di una delle tante feste che ancora animano la vita del piccolo paesino “sdraiato all'ombra del suo campanile”, ma il successo fu tale che gli allora “improvvisati” attori decisero di voler continuare quell'esperienza: avrebbero portato nei vari teatri e teatrini della Romagna il loro felice allestimento, dando vita così ad una vera e propria compagnia.
Ma… e il nome? Non esiste una compagnia teatrale senza un nome!
E fu così che, all'improvviso, ci venne quell'idea che mise tutti d'accordo.
Nella commedia appena rappresentata (“L'anvoda cantarëna”) c'era un personaggio, Bröch, (interpretato in maniera impeccabile da Domenico Donati) che finiva per essere continuamente sbeffeggiato da tutti i componenti della famiglia di Fidrìgh e' nònn, un suo vecchio amico rimasto vedovo (interpretato da un bravissimo Franco Ballanti).
Il suo goffo tentativo di corteggiare la bella signora Lavinia ( una Marisa Toschi procace e “aristocratica”) che si trova a frequentare la casa di Fidrìgh per verificare le doti canore della nipote di lui (la cantarëna del titolo, interpretata da Maria Ida Pasquali) non solo non veniva affatto agevolato, a suo dire, dall'atteggiamento dell'amico Fidrìgh, ma era fortemente osteggiato da tutti i parenti e affini del “vecchio” padrone di casa, a cominciare dalla nuora Antenisca (un'energica e volitiva Mary Garotti), per finire coi di lui nipoti che ostacolavano (in modo più o meno consapevole) i tentativi di approccio dell'assiduo corteggiatore.
Insomma, contro il povero Bröch, una vera e propria coalizione, un vero e proprio boicottaggio ai suoi danni.
Tutti, proprio tutti, contro di lui.
Un'intera famiglia, un gruppo coeso, una schiera, una squadra… insomma… una compagine!
E infatti il nostro Bröch comincia fin da subito ad utilizzare questa parola, a volte anche storpiandola (compàgina) e consegnandole quell'accezione negativa che non le appartiene.
Ma va da sé che, scena dopo scena, scontro dopo scontro, diverbio dopo diverbio, quella parola, durante tutta la commedia, diventa simpatico tormentone.
Un tormentone al quale, quasi senza accorgercene, ci eravamo affezionati.
Talmente affezionati che proprio quel tormentone che tanti anni fa ci mise tutti d'accordo, ancora oggi ci accompagna… La Compagine: un tormentone divenuto nome.
(g. p.)







"La Compagine”: un “TORMENTONE” divenuto NOME


L’è tota una compagine



Tra te i tu anvud e l’Antenisca l’è tota una compagine.



... sinò a cred che sia tota una compagine par magnem di quatren.


L’è un imbroi, una compagine.

www.lacompagine.it